Sufismo Occidentale: il Movimento Sufi, l’Ordine Sufi Internazionale, e La Via Sufi

Prayers in ItalianHazrat Inayat Khan Study Circle in ItalianBrotherhood/Sisterhood Activity

From the Jubilee Edition of the Dutch Journal titled Soefi Gedachte

di Pir-o-Murshid Fazal Inayat Khan

La grande maggioranza dei Sufi oggi, (oltre 50 milioni), sono soprattutto Sufi Mussulmani che vivono quasi ovunque si può trovare l’Islam. Potrebbero benissimo esserci oltre 100 ordini Sufi attivi nell’area geografica Islamica con centinaia di ordini minori, gruppi dervishi, sottordini e sette Qalandari. L’enorme varietà di Sufi nel mondo e tra i Mussulmani è una testimonianza della loro ricca tradizione interiore e della loro energia spirituale in incessante risorgere. Si può vedere il Sufismo come una maggiore sorgente continua di crescita spirituale nel mondo attraverso i secoli.

In occidente attualmente ci sono tre raggruppamenti principali che insieme formano la parte principale del Sufismo Occidentale. Tutte tre sono organizzazioni successive del Movimento Sufi fondato originariamente da Inayat Khan nel 1920 in Occidente. Questi tre raggruppamenti principali sono: Il Movimento Sufi, L’Ordine Sufi Internazionale e La Via Sufi (1). Questo Sufismo Occidentale è non- Islamico se visto dalla prospettiva del pensiero Mussulmano ortodosso.

Sicuramente in Occidente ci sono altre organizzazioni quali il Sufismo Riorientato, e i vari gruppi di dervisci danzanti Nord Americani, etc. Non considero questi gruppi come facenti parte del Sufismo Occidentale odierno, perché la loro Sil Silae (catena di successione spirituale) non è definita chiaramente e/o non derivano che da una succinta tradizione iniziatica. Tuttavia, questi gruppi possono avere molti meriti e ognuno a modo suo certamente offre un contributo ben accetto e positivo alla totalità della consapevolezza umana sulla terra tanto quanto il gruppo principale più esteso del Sufismo nel mondo.

In Occidente ci sono anche ordini Sufi Islamici attivi. La loro esistenza esula dall’ambito di questo articolo. Se storicamente si fa risalire il Sufismo agli antichi ordini Pitagorici, diventa chiaro che il Sufismo è un gruppo culturale spirituale che attraversa tutta la storia civilizzata. In modo interessante, da una prospettiva storica si può giungere alla conclusione che la ragione del Sufismo rinascente, adattivo e in continuo mutamento come le fattezze di un essere umano, come pensiero e pratica spirituale, sta nella sua capacità di decentralizzare e sviluppare il suo corpo centrale di pensiero tra una grande varietà di leader. In tal modo rimane continuamente in un flusso di ricerca spirituale, che risponde alla condizione umana presente in un determinato momento.

Quindi definisco il Sufismo come rimanere sempre lo stesso ma cambiando sempre.

Il Sufismo occidentale lo si può anche intendere in questo modo. All’inizio c’era Il Movimento Sufi fondato da Inayat Khan stesso. Poi nel 1950 dal Movimento Sufi emerse l’Ordine quando il figlio del fondatore Pir Vilayat incominciò a dare una nuova e assai contemporanea visione e interpretazione degli insegnamenti e delle pratiche lasciate da suo padre.

E’ interessante notare che le differenze tra il Movimento Sufi e l’Ordine sono paragonabili alle variazioni dell’ala Ortodossa e Cattolica della fede Cristiana, o alla divergenza tra Sunniti e Sciiti nell’Islam e motivo di altre divisioni, scismi e rinascite che si trovano dove gli esseri umani sono profondamente impegnati e coinvolti con un’attualizzazione intenzionale e/o idealistica.

Vari diversi approcci si svilupparono nel corso del tempo e questo forse era inevitabile. Lo sviluppo storico dei tre gruppi Sufi è il risultato di differenze generazionali e del l’interesse spirituale/culturale della gente. In un tempo lontano Inayat Khan, quando era un giovane pieno di vita, lasciò il suo ambiente consolidato come riformatore per portare il Sufismo in Occidente. Questo lo si deve vedere nel contesto dell’esistenza della Società Teosofica, l’Ordine della Stella Bianca, la Scuola Arcana, etc, in Occidente. Fu principalmente tra questi tre gruppi che Inayat Khan acquisì i suoi seguaci ed essi lo aiutarono ad organizzare, formare e sviluppare il suo movimento e le sue attività. Quando morì ancora piuttosto giovane, i suoi fratelli continuarono a guidare questo Movimento. Molti a quel tempo non potevano accettare la loro successione alla Sua guida spirituale. Mentre la Seconda Guerra Mondiale venne e se ne andò, il Movimento Sufi proseguì tranquillamente sotto la tutela spirituale dei fratelli più giovani del fondatore. Durante questo periodo ci furono molte lotte interne e tensioni e anche un emergente conflitto a lungo termine con Pir Vilayat. Ad ogni successione nascevano nuovi gruppi scissionistici.

Ci fu un periodo durante il quale fui molto vicino a mio zio ed appoggiavo molto, come faccio ancora, la ricerca di Pir Vilayat di adempiere la speranza di suo padre e diventare il capo del Movimento Sufi. Le incomprensioni famigliari e la naturale resistenza a cambiare causarono disaffezione tra i vari gruppi Sufi in quel periodo. Alla fine mio zio Vilayat andò avanti e nel 1950 creò un proprio Ordine. Aveva realizzato davvero ciò che era stato chiamato a fare, diventare il miglior leader conosciuto del Gruppo Sufi ora più diffuso.

Quando il mio grande zio e Murshid, Musharaff Khan morì nel 1967, fui indicato da lui come il suo successore spirituale e così fui eletto capo del Movimento Sufi nel 1968. Ben presto emersero delle opposizioni da vari gruppi che ritenevano che non avrei dovuto seguire una linea di condotta indipendente, ma seguire scrupolosamente le parole e le indicazioni date dal fondatore. Molti Sufi anziani erano pienamente d’accordo con questo punto di vista ed io incominciai a realizzare che non volevo incoraggiare un conflitto in continuo aumento. Percepivo anche una lotta simbolica dei problemi della gente contro i cambiamenti nel mondo in senso più ampio.

Sentendo che la mia vera aspirazione erano l’unità e l’armonia piuttosto che il conflitto e l’intolleranza, nel 1982 (l’anniversario del centenario del fondatore) diedi le dimissioni da guida esoterica del Movimento Sufi e insediai un Consiglio Consultivo Collettivo alla guida di quel Movimento, nel quale le varie parti interessate e in conflitto potessero dare consigli sotto la presidenza di mio zio. La struttura originale del Movimento Sufi era basata su una fusione gerarchica della Leadership esoterica ed essoterica. L’attuale Leader del Movimento, da me nominato, è il Dr. H.J. Witteveen.

Sono il fondatore anche della nuova Via che considero come una prosecuzione esoterica dell’Ordine Sufi (2), perché continuo il mio mandato spirituale come successore del mio maestro nel mio Sil Silae.

Tra le delibere del Consiglio presi l’iniziativa di richiedere a Pir Vilayat di sviluppare un piano per la creazione di una grande unità delle varie fazioni sotto la sua soprintendenza. Alla fine tra il dicembre 1985 e il maggio 1986 fu chiaro che questa iniziativa non poteva realizzarsi. Quindi considerai l’attuale opzione di procedere con una salda evoluzione separata del mio Sil Silae (ramo iniziatico) grazie alla sincerità e serietà con cui ho sempre messo in pratica la mia visione spirituale.

Sebbene questi sviluppi si possano considerare fortemente collegati a conflitti personali e famigliari, io non ritengo che siano la sola e principale causa. Piuttosto, queste tensioni personali sono il centro simbolico di tendenze che sono presenti nell’essere umano collettivo. Ogni generazione di leader Sufi emerge dal passato trovando la propria sfumatura e il proprio stile nel presente (e nel futuro).

Molti mi hanno chiesto e ne hanno discusso tra loro quali differenze ci sono attualmente tra le diverse organizzazioni. Questo è causa di molti dibattiti e di un possibile disaccordo. Voglio dare il mio punto di vista su queste differenze, di qui la ragione di questo articolo.

Il Movimento oggi si concentra sullo sviluppo e la realizzazione spirituale attraverso l’impiego delle parole, degli esercizi e degli insegnamenti che Hazrat Inayat Khan stesso diede durante la sua vita in Occidente tra il 1910 e il 1926.

L’Ordine, attraverso la guida ispirante e profondamente personale di Pir Vilayat, è una scuola esoterica contemporanea che si rivolge alla comunità spirituale odierna e in particolare all’etica Nord Americana, che è egualitaria e caratterizzata dalla speranza e dalla visione della nuova e dominante “identità nazionale” della sua giovane e vigorosa popolazione. Il Movimento ha caratteristiche molto più Europee e quindi valorizza la tradizione spirituale, l’apprezzamento culturale, il basso profilo, l’intensità sottile, e la riduzione dei conflitti , come è evidente nella contemporanea cultura Europea Occidentale in generale.

La Via incominciò ad emergere dal Movimento Sufi all’inizio del 1970 e la si può vedere posizionata culturalmente e filosoficamente a “sinistra” dell’Ordine che chiaramente è l’ organizzazione Sufi più grande e “ al centro della strada”. Secondo questa metafora, il Movimento verrebbe identificato come la “destra” dell’Ordine. Con sinistra, centro e destra non sto in alcun modo indicando un orientamento politico. E’ un modo semplificato di indicare un maggiore o minor grado di riforma dell’orientamento. A mio parere tutti e tre i gruppi sono veramente sinceri nello sforzo di seguire gli insegnamenti originali di Inayat khan e le loro differenze sono il naturale risultato di una variazione nel punto focale dell’integrazione di questi insegnamenti originali. Per me, gli insegnamenti originali possono essere ampiamente interpretati e tornerò su questo più avanti.

Il fondamento culturale della Via riflette il moderno pensiero Occidentale, includendo l’alta tecnologia come il Classico misticismo Orientale, l’importanza di un equilibrio di fede e intelligenza, l’uso sia dell’amore che della volontà è enfatizzato,etc.

Nel modo in cui attualmente la Via emerge, sembra più radicale degli altri due gruppi e sembra attenersi a un approccio filosofico e spirituale che include una sostanziale fecondazione incrociata con le idee e la metodologia della Psicologia Umanistica e Transpersonale, il Sufismo Islamico classico e molti altri insegnamenti. Mentre il Movimento e l’Ordine parlano lo stesso linguaggio usato nella comunità spirituale passata e presente nel mondo occidentale libero in generale, la Via parla un linguaggio moderno trasformazionale. Cerchiamo una riconnessione con le nostre antiche radici orientali dentro il contesto del nostro linguaggio trasformazionale orientato al futuro.

La Via non si vede come un veicolo prescelto per diffondere il giusto approccio o la più grande verità e neppure il “vero messaggio”. Si vede semplicemente come un veicolo di continuità Sufica con un’enfasi sul futuro e sul potenziale di diventare in ogni singolo istante. Diventare, (ri-diventare) è inteso come uno stato mistico di consapevolezza di sé. Questo è possibile grazie alla trasformazione dell’essere presente.

Essere diventato porta all’auto-realizzazione e a un nuovo concetto di sé. L’auto-realizzazione per la Via è ottenuta tramite la “via della padronanza”, cioè tramite lo sforzo e la competizione come tramite l’amore e la rinuncia. E scoprendo oltre qualunque cosa sia stata accettata come sicura e buona in qualunque particolare momento. E così la presente descrizione del la Via potrebbe cambiare; anche il suo nome potrebbe cambiare.

Come fondatore e guida spirituale della Via, vedo l’importanza che il Movimento Sufi abbia come leader simbolico il “padre” (nonno), che l’Ordine abbia il “figlio” (padre) e che la Via abbia il “nipote”. Tre generazioni di leader spirituali tutti di un’unica famiglia che tuttavia in un modo o nell’altro seguono la stessa ispirazione spirituale in modi diversi e divergenti. La guida spirituale di Inayat Khan ovviamente li lega in una via archetipa e ovviamente di questo si possono dare varie e significative interpretazioni , come tra l’altro io stesso faccio. Mio padre Hidayat Inayat Khan, fratello di Pir Vilayat, è un leader attivo nel Consiglio Consultivo del Movimento e suo vice-presidente. Anch’io lo stimo profondamente come un leale consigliere e protettore della Tradizione Sufi di suo padre.

Vedo anche che l’esistenza di questi tre gruppi in un senso più ampio rappresenta una triade di sufica essenza – purità, espansione e libertà; e che tutti e tre i gruppi hanno ciascuno a modo suo qualcosa di prezioso da portare a coloro che desiderano farne parte. Naturalmente ci possono essere interpretazioni più rigide da parte dei vari devoti in questi gruppi, che potrebbero essere dell’opinione che il loro gruppo particolare sia l’unico vero, il vero gruppo Sufi , la sola tradizione originale del Sufi Inayat Khan. Spero che la mia leadership riesca ad ispirare i miei aderenti con l’auto-identità così che non desiderino mai essere il miglior gruppo Sufi né il solo vero insegnamento Sufi. Credo che dovremmo semplicemente mirare ad essere chi siamo e realizzare il Sufismo d’oggi in modo naturale. Può essere benissimo che il Movimento sia più puro o che l’Ordine porti a una maggiore espansione spirituale.

O può anche non essere! Giudicare cose simili per me è una realizzazione che non ha alcun valore. Se “competiamo” come tre gruppi Sufi mi sembra che vale la pena soltanto di sforzarci di guidare e sviluppare i nostri differenti iniziati nel miglior modo possibile, e aiutarli a realizzare il loro più grande potenziale, libertà e indipendenza.

In questo guidare e sviluppare si può vedere una grande diversità tra i tre gruppi. Il Movimento si attiene a una selezione molto rigorosa di pratiche esoteriche che è stata formata attorno al nucleo delle pratiche derivate dai Sufi Mussulmani Chistia del Sud dell’India che praticavano queste forme di meditazione verso la fine del 1800. “Nuove” pratiche sono ammesse soltanto nel senso di formarne altre da questo nucleo originale o stile meditativo e un ulteriore perfezionamento o dei cambiamenti non possono essere facilmente integrati. Negli insegnamenti originali la devozione e la fede sono molto profonde. La maggior parte delle meditazioni mantriche sono soprattutto in vocaboli stranieri ( Urdu o Arabo o Sanscrito) e così si vede una concentrazione succinta su una tradizione esoterica e rituali che Inayat khan diede ai suoi discepoli nel 1920. L’Ordine, con la guida creativa di Pir Vilayat, incorpora questo stesso gruppo di pratiche meditative e di rituali ma include una più grande libertà e varietà di metodologie ed esecuzione così come ammette che rituali ‘nuovi’ o trasformati o modificati siano inclusi nel suo repertorio. Sono stati inseriti l’uso dell’Inglese e di altre lingue, la contaminazione culturale con il Bhakti e l’Hatha Yoga e anche le meditazioni provenienti da un ampia varietà di altre fonti. Molte di queste non erano usate e nemmeno conosciute nel Movimento Sufi prima della Seconda Guerra Mondiale. Dalle mie dimissioni, la leadership collettiva del Movimento sembra aver iniziato a cercare di trovare un strada che sia fuori dal dilemma cambiamento contro continuità.

Non ho avuto molta esposizione ai metodi attuali usati dall’Ordine. Ci possono essere aspetti delle sue pratiche spirituali che non ho menzionato. Quando da giovane vivevo a Fazal Manzil (3) a Suresnes in Francia, mio zio includeva molti esercizi mentali e concettualizzazioni simboliche nelle sue pratiche. Amici comuni mi hanno fatto capire che attualmente è ancora così. La psicologia contemporanea secondo me definirebbe simili pratiche “concentrazioni mentali”.

La Via non considera nessuna particolare tecnica o metodologia di meditazione o esperienza rituale né obbligatoriamente inclusa né esclusa nel suo assortimento di pratiche. Espande il suo utilizzo degli esercizi spirituali includendo aspetti della psicologia moderna etc. nel senso più ampio, e anche tutti i metodi tradizionali usati ovunque, per provocare un’effervescenza trasformazionale nella consapevolezza trovata nei Sufi e nei saggi di ogni epoca. Per esempio includiamo giochi competitivi, zikar classici e anche stati di trace tramite immagini guidate come validi strumenti per raggiungere gli stati più alti di consapevolezza. In genere, non sosteniamo che essere spirituali necessita di meditazione o di qualsiasi altra pratica. Naturalmente neppure le escludiamo. Ma consideriamo la meditazione come uno stato dell’essere che può accadere naturalmente in ogni momento e senza l’ esclusione della realtà della vita nel mondo. Consideriamo ogni genere di consapevolezza più alta come avente una base biologica nell’essere umano e in particolare nel funzionamento dell’emisfero cerebrale non-dominante.

Quando guidavo il Movimento Sufi, gli iniziati si concentravano principalmente su silenzi non strutturati abbastanza lunghi e su canti ripetitivi fissi o frasi o esercizi di respirazione. Attualmente uso spesso meditazioni musicali per portare a simili stati e accetto anche che le concentrazioni mentali producano ( evochino) una preziosa evoluzione di pensiero. Viene anche favorita la capacità di entrare in estasi ed in stati estatici di trance.

Uno degli aspetti mentali importanti della Via è l’inclusione del dubbio come mezzo di crescita e di auto-realizzazione. Dubbio e fede hanno bisogno di procedere appaiati in armonia. Il dubbio porta alla libertà e vitalità di concepire il nuovo e di andare oltre i confini della propria realizzazione presente. Dubbio in tutto e anche in sé stessi: dubbio nell’illusionario come nel reale apparente. D’altro canto si ha bisogno anche di fede. Fede per amalgamare ed avvicinarsi a nuovi confini. Fede in se stessi, nelle proprie illusioni e nella propria appercezione della realtà; Dio. Con la fede si raggiungono e si realizzano pace e armonia. Con il dubbio si distrugge e si ottiene la libertà di crescere.

Oltre le differenze nelle pratiche meditative e nell’ideologia, c’è anche una differenza per quanto riguarda gli insegnamenti scritti chiamati Messaggio Sufi. Il Movimento ritiene gli scritti di Inayat Khan come un messaggio spirituale attuale. Anche l’ordine pensa la stessa cosa del Messaggio Sufi, ma forse interpreta gli scritti più liberamente e creativamente. La Via ci si avvicina in modo abbastanza diverso ed è qui che si vedono le maggiori divergenze.

Sono ben consapevole degli aspetti molto controversi del nostro punto di vista e in particolare dei sentimenti di “svalutazione del profeta e del messaggio profetico”che i devoti possono provare. Il vero modo in cui è concepita l’ispirazione divina nella Via è diverso. Non è affatto in discussione la provenienza, ma piuttosto che cosa farne. La natura profetica del messaggio Sufi e gli insegnamenti di Inayat Khan sono accettati da tutte tre le organizzazioni. Nella Via, questo insegnamento ‘ispirato’ è visto come uno strumento per trasmettere la vera ispirazione in sé ed essere in contatto con questo significato profetico.

Dal mio punto di vista la nuova direzione spirituale del presente e del futuro è l’auto-realizzazione e la crescita individuale, piuttosto che uno sviluppo di gruppo di massa come nel passato. Questo anche perché sostengo fortemente che la leadership spirituale nell’attuale contesto dovrebbe mirare a favorire l’indipendenza e l’autosufficienza piuttosto che un discepolato nel contesto del passato. Ho anche altamente apprezzato il criterio che un maestro spirituale nel mondo d’oggi viva una vita normale nella società, piuttosto che essere oggetto di meraviglia e adulazione come nel passato. Il futuro maestro spirituale è un amico, il vero amico. La Via insegna che la leadership spirituale che non miri a favorire l’indipendenza e l’autosufficienza nel contesto della società, della conoscenza e dell’educazione, è una leadership che produce sette, gruppi di seguaci, culti e altre forme di esclusione. Questo settarismo lo considero come un aspetto dell’impulso spirituale del passato. Io cerco di evitarlo e sento che la leadership spirituale d’oggi deve enfatizzare l’universalità, l’agire nell’ambito di una rete e la realizzazione della consapevolezza spirituale nel mondo qui e ora su una base individuale. Considero questo come l’idea di fratellanza e sorellanza nel vero senso odierno.

Perciò secondo la mia opinione tutti e tre i gruppi trovano la loro base negli stessi “insegnamenti” e come tale insieme formano il Sufismo occidentale. Durante i prossimi anni i tre gruppi potrebbero svilupparsi separatamente e indipendentemente o incorporarsi o federarsi. Ovviamente crea confusione in qualcuno cercare di trovare l’organizzazione di Hazrat Inayat Khan per scoprire che ne esistono diverse. Davvero molto spesso le persone scoprono per caso soltanto una di queste tre e poi dopo essersi associati ad essa o averla scartata, scoprono che ce n’è una o altre due (o più). Tra gli esseri umani c’è un processo naturale: l’identificazione tribale. La Via insegna ai suoi aderenti che c’è molto bene da sperimentare ovunque e che la guida di Dio è in tutte le cose. La consapevolezza espansiva va oltre tutti i limiti esistenti del sé; anche quello di essere un Sufi o di essere spirituale o di diventare qualcosa! Spero scrivendo queste cose di essere riuscito a darvi una visione chiara di quel che penso del triadico Sufismo Occidentale e in particolare che se sei un aderente al Movimento o all’Ordine, che la Via non è nemica della tua leadership spirituale. Siamo semplicemente diversi tuttavia anche umani e sinceri.

10 marzo 1987

Per semplificare mi riferisco ai vari gruppi come segue:
-al movimento Sufi fondato da Hazrat Inayat Khan come Il Movimento Sufi
-all’Ordine Sufi internazionale fondato da Vilayat Inayat Khan come all’Ordine
-alla Via Sufi fondata da Fazal Inayat Khan come alla Via
-all’attuale Movimento Sufi rappresentato da Dr. H.J. Witteveen come al Movimento

NOTE
1. L’agglomerazione di tutto quanto scritto sopra nell’unico concetto di Sufismo Occidentale
2. L’Ordine Sufi originariamente fondato come una scuola esoterica come un’attività all’interno del Movimento Sufi di Hazrat Inayat Khan che attualmente ha una diramazione nel Movimento ed una nella Via, come “L’Ordine Sufi”. Anche nell’Ordine Sufi Internazionale c’è una scuola esoterica.
3. Fazal Manzil è la casa “ancestrale” in cui il Sufi Inayat Khan visse dal 1923 e che considero come una delle mie dimore spirituali. Attualmente mia zia, mio zio e mio padre risiedono là.

Indirizzo web: http://www.sufiway.org/history/texts/western_sufism.php

Nota. La nostra gratitudine ad Ameen Carp, Responsabile del Comitato delle Pubblicazioni del Movimento Sufi Internazionale, per il permesso di tradurre e stampare questi articoli.