Il Movimento Sufi: Una Storia Movimentata

Prayers in ItalianHazrat Inayat Khan Study Circle in ItalianBrotherhood/Sisterhood Activity

da Pir-o-Murshid Karimbaksh Witteveen (1)

La storia del Movimento Sufi è stata agitata. Questo potrebbe sorprendere perché il Messaggio Sufi aspira all’armonia e all’unità. Ma, oltre a luce e bellezza ci sono state tensioni e conflitti. Per essere in grado di comprendere questo, dobbiamo essere consapevoli del fatto che il messaggio ha portato con sé anche elementi essenziali riguardanti il discepolato spirituale e la gerarchia, che non si adattano facilmente alla cultura occidentale individualista, razionalista e democratica. In questo senso è stato anche un messaggio rivoluzionario e innovatore.

Il lavoro di Hazrat Inayat Khan per il Movimento Sufi incominciò a svilupparsi con forza durante le scuole estive che si tennero per tre mesi rispettivamente a Wissous (1921), e a Katwijk (1922), dopo di che sempre a Suresnes vicino a Parigi (1923-1926). Murshida Fazal May Egeling comprò una bellissima casa per lui in cui potesse vivere con lei e con la sua famiglia. Il terreno circostante fu acquistato dal Movimento Sufi e qui fu costruito un piccolo edificio per le conferenze. Queste scuole estive divennero un evento prodigioso in cui il messaggio cominciò a manifestarsi in una corrente divina. Furono organizzate molte conferenze, pubblicate poi in numerosi libri. Innumerevoli incontri chiarirono domande e questioni come per magia, a volte nel giro di pochi minuti. Le serate di meditazione, lo Zikar cantato e i silenzi Khilwat furono di un’incommensurabile profondità. I mureed che hanno partecipato a queste indimenticabili scuole estive, sono stati testimoni di un’atmosfera così luminosa che molti di loro ebbero la percezione di sollevarsi al di sopra di se stessi. Vivevano in un’ebbrezza celestiale. Qui il messaggio Sufi mise veramente le ali.

Tuttavia, anche allora in questo cielo limpido c’era qualche nube. Nel 1925 le resistenze che dovette affrontare durante le riunioni del comitato riguardanti l’organizzazione, il finanziamento e il diritto di voto nel Movimento,furono una profonda delusione per il Maestro. Era addolorato perché questo atteggiamento era molto diverso dalla devozione che di solito i discepoli in Oriente dimostravano. Questo era inoltre un problema frequente. Nella sua autobiografia si lamenta del fatto che fosse così difficile portare i suoi discepoli occidentali al punto in cui spesso in Oriente un discepolo incomincia. La delusione più grande fu che i suoi mureed non riuscirono a costruire sul territorio di Suresnes il tempio universale che aveva sognato. Questo sarebbe stato finanziato in modo clamoroso in seguito. Ovviamente il colpo più grande fu quando Hazrat Inayat Khan morì inaspettatamente il 5 febbraio 1927 in India dove si era recato per cercare quiete e ispirazione. Mentre i suoi mureed crollarono a terra scioccati e storditi, il suo testamento,in cui aveva designato il suo successore e che aveva affidato a Murshida Sharifa Goodenough,finì per essere bruciato da lei in un attacco di confusione mentale. Questo fu un duro colpo che si fece sentire per molto tempo. Perché questo accadde? Forse la luce meravigliosa del messaggio attirò una forza oscura opposta che mise alla prova la confusa comunità Sufi che in quel momento era senza una guida.

Fortunatamente esistevano delle indicazioni che il Maestro aveva pensato a suo fratello maggiore Maheboob. Gli atri due “compagni” , Mohammed Ali Khan e Musharaff Khan, appoggiarono completamente la scelta di Maheboob. Maheboob stesso umilmente ebbe qualche indugio; ma il suo profondo potere mistico, la sua sintonia con Inayat Khan e una visione interiore, gradualmente sciolsero resistenze e incertezze. Anche se alcuni leader si dissociarono dal Movimento – negli Stati Uniti e in Olanda Sirdar van Tuyl, che era stato il segretario di Inayat Khan – una nuova fase nello sviluppo del Movimento Sufi poteva cominciare.

LA GUIDA DI SHAIKH –ul- MASHAIKH MAHEBOOB KHAN
Maheboob non usò il titolo di Pir-o-Murshid perché molte persone lo associavano strettamente ad Hazrat Inayat Khan e utilizzò invece la designazione equivalente di Shaikh-ul-Mashaikh. La sua guida fu caratterizzata dalla ricerca dell’armonia. Era prudente e pieno di riguardo. E questo era esattamente quello che serviva in quel momento di divergenze su come sviluppare il messaggio.

Le scuole estive si svolsero regolarmente dal 1927 fino al 1939. Si conservò una grande ispirazione nello studio delle conferenze di Inayat Khan e nelle meditazioni serali c’era una intensa atmosfera. C’era gioia e allegria, si creavano nuovi amici, le amicizie esistenti si consolidavano. Il lavoro di pubblicazione e traduzione dei volumi che contenevano le conferenze di Inayat Khan si incrementò sempre di più. E molti Sufi ritornarono ai loro paesi d’origine per diffondere là il Messaggio.

Tuttavia, gradualmente Shaikh-ul-Mashaikh e parecchi leader che erano abbastanza dotati in senso mondano si distaccarono gli uni dagli altri in alcuni aspetti. Maheboob diceva spesso che era di scarsa utilità cercare di diffondere il messaggio Sufi se innanzitutto le qualità interiori di chi lo faceva non erano perfezionate. (2)

Quindi si concentrò principalmente sul lavoro di approfondimento interiore. Dedicava gran parte del giorno,spesso insieme a Mohammed Ali Khan, alla meditazione. E così accresceva continuamente la sua forza interiore e l’ispirazione che lo mettevano in condizione di svolgere il suo compito e che effondeva sempre più anche dentro il Movimento. Nello stesso tempo insisteva sul mantenimento del messaggio Sufi nella sua forma pura. Purtroppo non tutti i leader che erano stati iniziati e ispirati da Hazrat Inayat Khan direttamente, aprirono la loro mente alla guida interiore di Shaikh–ul- Mashaikh. Avevano la sensazione di aver ricevuto così tanto da Inayat Khan che volevano dedicarsi alla diffusione del messaggio. La separazione che si originò in questo modo era comprensibile psicologicamente, ma fu un serio pericolo per l’unità del Movimento. Durante la Seconda Guerra Mondiale i Tedeschi proibirono il Movimento Sufi, e perciò l’attività si arrestò. Shaikh–ul- Mashaikh e Murshid Ali Khan furono internati.

LA GUIDA DI PIR-O-MURSHID MOHAMMED ALI KHAN
Maheboob Khan morì del tutto inaspettatamente nel 1948. Non aveva designato un successore, perciò il comitato esecutivo del Movimento Sufi dovette scegliere un nuovo leader. Furono tutti d’accordo che Mohammed Ali Khan col suo grande ardore, il suo potere e la sua realizzazione mistica fosse la persona giusta per assumere la guida del Movimento.

Vilayat, il figlio maggiore di Hazrat Inayat Khan, che molti ritenevano che sarebbe stato il futuro leader, scrisse al comitato esecutivo che appoggiava con tutto il cuore la nomina di Mohammed Ali Khan, ma sperava che sarebbe stato preparato da Mohammed Ali Khan come il suo futuro leader. Ma quando Vilayat si recò da Murshid Ali Khan per parlare della sua formazione, Murshid Ali Khan disse: “ devi prima rinunciare alla tua pretesa!” Considerava l’abbandono interiore di questa pretesa come l’ essenza della sua formazione mistica. Ma Vilayat non accettò. E così la sua formazione non ebbe inizio.

Nel frattempo Mohammed Ali Khan a poco a poco diventò un leader davvero straordinario. Possedeva una grande purezza e grazie ad essa era sempre fortemente concentrato su Dio. Col suo canto meraviglioso e profondamente appassionato commosse molti Sufi fino alle lacrime ed effettuò sorprendenti guarigioni spirituali in cui dimenticava completamente se stesso e diventava un canale puro del potere divino di guarigione. Esteriormente ebbe sempre più disturbi alla vista ma interiormente era chiaroveggente e vedeva che la pericolosa separazione di alcuni mureed da una guida spirituale richiedeva una guarigione. Questa separazione di un gruppo di Sufi si concretizzò a Suresnes, dove il comitato locale voleva che si disconoscesse il territorio Sufi per renderlo edificabile. Ne nacque una discordia sulle possibilità di impedire questo disconoscimento completamente o almeno in piccola parte. Entrambi i tentativi fallirono. Le emozioni del “Gruppo di Suresnes” aumentarono a tal punto e furono dirette così fortemente contro la direzione del Movimento Sufi che causarono una scissione. Vilayat che viveva a Suresnes, appoggiò completamente il gruppo di Suresnes e dichiarò che voleva assumere la guida del Movimento Sufi. Né Pir-o-Murshid Ali Khan né il comitato esecutivo del Movimento Sufi accettarono questa presa di posizione. Un gruppo che faceva capo a Gaweri Voute si unì nel Sufi Conctat ma non seguì Vilayat. Vilayat Khan fondò l’Ordine Sufi. La maggioranza dei Sufi rimasero fedeli a Murshid Ali Khan.

Questa fu l’esperienza più dolorosa e scioccante di tutta la storia del Movimento Sufi. Ma tramite la sua forza interiore e la fede in Dio Mohammed Ali Khan ha guidato il Movimento attraverso questa crisi e confermato la gerarchia e la guida spirituale.
E quando il suo compito fu portato a termine nel 1958 morì dopo una breve malattia.

LA RICOSTRUZIONE SOTTO LA GUIDA DI PIR-O-MURSHID MUSHARAFF KHAN
Mohammed Ali Khan lasciò un testamento in cui Mahmood Khan veniva designato come successore ma solo “quando abbia concluso i suoi studi e sia pronto per questo incarico”. Murshid Musharaff Khan ne avrebbe assunto la responsabilità fino ad allora. In base a ciò il comitato esecutivo designò Murshid Musharaff Khan come nuova guida del Movimento Sufi. Mahmood Khan si rassegnò a questa decisione. Musharaff Khan arrivò al momento giusto. Con la sua personalità affabile concentrò i suoi sforzi sulla ricostruzione dell’armonia all’interno del Movimento sotto shock. Possedeva un talento nel mettere le persone a proprio agio esercitando così una grande influenza. In questo modo portò all’unità. (3)

Salima van Braam, la guida del Centro Sufi di Amsterdam che si era staccata dalla direzione del Movimento, ritornò e diede il via a contatti amichevoli con il Centro in Anna Paulownastraat, che si era scisso nel 1931 sotto la guida di Sirdar van Tuyll. In seguito, questo portò i suoi frutti perché anche qui l’unità venisse ristabilita. Musharaff fu il primo leader ad assegnare un ruolo importante a sua moglie Shahzadi, che egli iniziò come Murshida e a cui affidò pertanto un compito esoterico. In numerosi ambiti ricevette un aiuto speciale da lei. Ci fu quindi un periodo più pacifico nel Movimento e le prolungate ferite poterono guarire.

Nel 1967 Musharaff volle andare in India perché aveva una grande nostalgia del suo paese nativo. Ma la mattina poco prima della sua partenza non si sentì bene. Dovette mettersi a letto e silenziosamente e inaspettatamente si addormentò per sempre.

CAMBIAMENTI RIVOLUZIONARI SOTTO LA GUIDA DI MURSHID FAZAL INAYAT KHAN
Murshid Musharaff non aveva lasciato disposizioni riguardo la sua successione in un testamento. Aveva soltanto detto a Shahzadi alcune cose di cui lei aveva preso nota. Voleva che il suo successore fosse Fazal Inayat Khan, nipote di Hazrat Inayat Khan, con cui aveva creato un rapporto intenso e profondo durante un viaggio in America. Quindi il Comitato esecutivo invitò Fazal ad assumere il difficile compito di guida, nonostante le rimostranze di Mahmood Khan che, senza alcun risultato, si appellò alla precedente volontà di Murshid Ali Khan. Fazal Inayat Khan aveva creato una vita splendida in America con sua moglie e i due figli e preferiva rimanere là, così si dovette mettere un grande impegno per convincerlo che doveva fare questo sacrificio per il messaggio Sufi. Pir-o-Murshid Fazal venne e sin dall’inizio si dedicò completamente al Movimento Sufi. Portò cambiamenti rivoluzionari. Attirò molti giovani mureed a cui voleva dare esperienze profonde, libere dai legami tradizionali e dalle limitazioni del loro ambiente famigliare. Si trasferì nella casa Quattro Venti, nel Sud dell’Inghilterra, che due mureed inglesi misero a sua disposizione. La chiamò Abadan Abat, “dall’eternità all’eternità” e la mise a disposizione di molti dei suoi giovani seguaci. Gli incontri che organizzava erano del tutto diversi e con caratteristiche peculiari rispetto alle consuete gatha e corsi di studio. Si focalizzavano di più sull’esperienza, con musica, canto, tampura e armonium e a volte periodi di digiuno. Creò amicizie molto profonde.

Poco dopo la sua nomina, la costruzione di Murad Hasil, l’Universelle, a Katwijk fu terminata. Anche in questo luogo furono organizzati degli incontri particolari: “Campi di lavoro” con attività che erano spesso una sfida per l’ego, con meditazioni serali, per esempio la “ invocazione comune” in cui ogni partecipante riceveva un esercizio personale che doveva continuare senza essere disturbato dagli altri. Questo creava una grande concentrazione e un’atmosfera molto profonda. Molto importante fu anche il suo impegno per la ristrutturazione della Dargah, la tomba di Inayat Khan in India. Visse a Delhi per un periodo e così ebbe modo di conoscere i Mussulmani che vivevano nei pressi della tomba. Siamo stati in grado di comprare la terra attorno ad essa un po’ alla volta e abbiamo creato un bellissimo edificio commemorativo. A questo hanno contribuito in modo particolare Wali e Walia van Lohuizen.

Come esercizio personale dava mansioni difficili (chillahs) che spesso fornivano quello di cui si aveva bisogno psicologicamente. Era molto intuitivo e creativo in tutto questo, ma per alcuni si spinse troppo lontano. Murshida Shahzadi fondò per loro una tariqa, una cerchia in cui dava una guida ispiratrice, più in sintonia con i metodi precedenti. Intorno a Fazal si raccolsero sopratutto i mureed più giovani, come una famiglia. In alcuni aspetti Fazal incominciò a deviare gradualmente dal messaggio Sufi. Ad un certo punto si trasferì in Germania; se ne andò per occuparsi della gestione dell’azienda del padre di Ulma – Ulma era una mureed con cui aveva una relazione profonda e intima e perciò doveva aiutarla. In tal modo difficilmente poteva guidare ancora il Movimento Sufi. Allora andai in Germania per parlarne con lui. Là mi disse che io dovevo assumere la guida del Movimento Sufi come Rappresentante Generale. Voleva restare alla guida delle attività Sufi. Ma questo sarebbe stato difficile per me; avrei dovuto parlarne a voce con lui. Ma allora si verificò un’importante iniziativa unitaria: Pir Vilayat e Murshid Hidayat vollero riunire i vari gruppi Sufi per raggiungere un’unità. In questo modo sarebbe stato celebrato il centenario della nascita di Hazrat Inayat Khan.

IL CONSIGLIO DEI LEADER E PIR-O-MURSHID HIDAYAT INAYAT KHAN
Di lì a poco andò a finire che l’unità che era stata perseguita così entusiasticamente non funzionò. Alla fine restò un consiglio di leader composto da Murshida Shahzadi, Murshid Hidayat, Shaikh-ul-Mashaikh Mahmood Khan, che aveva anche un proprio circolo di mureed Sufi, io come Rappresentante Generale e mia moglie Ratan. Murshid Fazal si ritirò per rendere più facile la collaborazione. Di tanto in tanto partecipava ad un incontro del consiglio dei leader. Poi, incitato dai suoi mureed più giovani, fondò un’organizzazione separata: il Sufi Way.

Il consiglio dei leader lavorò molto bene. Perciò Murshid Hidayat riuscì a conoscere a fondo il lavoro del Movimento Sufi e ad infondere in esso la sua ispirazione. Quando nel 1992 si risvegliò il desiderio di ritornare alla guida di una sola persona conservai il ruolo di Rappresentante Generale al di sopra di lui. Questo fu l’inizio di una strettissima collaborazione tra di noi.

Fino ad ora, quindi un periodo davvero lungo, Pir-o-Murshid ha guidato il Movimento e nel fare ciò ha reso alcuni importanti contributi. Come musicista e compositore ha portato una profonda ispirazione nella meditazione dello Zikar con la creazione di un accompagnamento alla melodia di Hazrat Inayat Khan, e così è diventato più facile per tutti i mureed cantarla. Lo Zikar venne eseguito in quattro parti. Questo ha apportato un’atmosfera molto potente. Ha scritto anche le musiche per i wazifa e ha lavorato molto agli esercizi di respirazione, a cui ha aggiunto alcuni esercizi dalla tradizione yoga. Tutto questo ha rappresentato un enorme stimolo per la Scuola Interiore. Inoltre, Pir-o-Murshid ha instaurato un contatto cordiale con l’Odine Sufi Ruhaniat negli Stati Uniti, che si era sviluppato dall’attività di Murshida Rabia Martin e Samuel Lewis dopo la dipartita di Hazrat Inayat Khan. Nel 1997 questo portò alla fondazione della “Federazione del Messaggio Sufi” che si è concentrata sul lavorare insieme in una relazione amichevole. Nella Federazione le organizzazioni sono libere e autonome nelle loro attività e non impongono nulla alle altre.

Nel 2004, dopo la morte di Pir Vilayat, il tentativo di arrivare ad un’unificazione con L’Ordine Sufi alla fine ha portato alla riconciliazione con il suo successore, Pir Zia. Da quel momento abbiamo potuto riconoscere da ambo le parti che soprattutto le differenze psicologiche sono state la causa dei precedenti conflitti e abbiamo potuto riconoscere i reciproci leader spirituali.

L’Ordine Sufi Internazionale adesso è entrato a far parte della Federazione del Messaggio Sufi, come il Sufi Contact e la Fraternità della Luce, così possiamo celebrare insieme il centesimo anniversario del Messaggio Sufi nel 2010.

IL CONSIGLIO PIR-O-MURSHID
Per il futuro è importante che Murshid Hidayat Khan abbia rinunciato al titolo di Pir-o-Murshid infondendolo dentro al Consiglio Pir-o-Murshid che riunisce i diversi leader delle cinque attività e il Rappresentante Generale per prendere in esame idee e decisioni importanti in sintonia con Hazrat Inayat Khan. In questo modo più Leader Sufi saranno coinvolti con maggiore intensità nella guida del movimento, introducendo una componente più democratica. I problemi riguardanti la successione che hanno creato così tanti fastidi al Movimento Sufi nel passato potranno in tal modo essere facilmente risolti in futuro.

Con ciò, dopo una storia movimentata, il percorso sembra aprirsi a una collaborazione armoniosa tra le diverse organizzazioni Sufi. Possiamo essere davvero molto grati per questo, ma nello stesso tempo dobbiamo rimanere attenti che questa armonia che è stata ottenuta in modo così turbolento venga conservata con cura sempre più nel futuro.

NOTE
(1) Karimbaksh Witteveen (1921) è nato in una famiglia Sufi ed è stato iniziato all’età di 18 anni. Da allora per più di cinquant’anni ha mantenuto una carica nel comitato del Movimento Sufi. Attualmente è, accanto a Murshid Hidayat Inayat Khan, il co-rappresentante generale. Una versione più elaborata di questa vicenda, scritta da lui su richiesta dello staff editoriale, si può trovare nell’archivio del Movimento Sufi a Banstraat a The Hague.
(2) Sufi Mysticism into the West Dr. Karin Jironet p.70 . Intervista a Mahmood Khan – Peeters 2009
(3) Sufi Mysticism into the West Dr. Karin Jironet p. 152-156 - Peeters 2009